martedì 16 marzo 2010

Silvia (V parte)

“Silenzio per cortesia!”
Il professor Salvadori leggeva sempre la Gazzetta dello Sport prima di interrogare. Tutta la Gazzetta intendo. Aveva una testa piccola e rotonda con una chierica di capelli fini fini e due occhi aguzzi come spilli e vispi come quelli di un bambino furbetto e capriccioso. Le sue Clarcks sempre tenute slacciate ad arte sotto la cattedra erano un capriccio di gioventù; un souvenir del suo passato da intellettuale di sinistra che faceva a cazzotti con il grosso nodo alla cravatta incorniciato dalla V del maglioncino di lana, sotto il completo di flanella grigia. Le Clarks e le sue dita ingiallite dalla sigaretta perennemente accesa. Cento per cento esistenzialista. Tutto il resto rimaneva nascosto dietro alla Gazzetta che sfogliava tra un tiro e l’altro, con un unico ampio gesto della mano destra. Tra il prof e il ragazzo c’erano solo le pagine del giornale. Una cortina di pagine rosa come nubi al tramonto ma che al contrario delle nuvole, più si diradava più annunciava tempesta.
Un brivido freddo corse lungo la schiena del ragazzo quando si sentì chiamare per nome, o meglio per cognome.
“Coiro!”
Lui era sempre stato una negazione in matematica ma piuttosto che mettersi a studiare aveva preferito sedersi di fianco a qualcuno che se ne intendeva di quaderni a quadretti e così aveva conosciuto Silvia. Lei sì che ci sapeva fare con numeri e frazioni. Per non parlare delle interrogazioni programmate di fisica. Era un vero panzer. Si piazzava davanti alla lavagna col gessetto bianco in pugno e in men che non si dica liquidava qualunque problema. Manco a dirlo il ragazzo era impreparato e quel mercoledì Silvia era assente. Quello sì che era un problema. Lui non poteva saperlo ma la soluzione era scritta a lettere cubitali a pagina 21 della Gazzetta dello Sport: “Grande atletica ai campionati nazionali allievi. Coiro vola sui 110 ostacoli.”
“Parlano di lei?” chiese il professore inforcando meglio le lenti sul naso. Tutta la classe era immersa in un silenzio innaturale e mentre timidamente i più coraggiosi e i meno preparati cominciavano a tirare un sospiro di sollievo, il ragazzo rispose un timido sì. “Ebbravo Coiro. Io tengo in grande considerazione chi s’impegna nello sport e ottiene buoni risultati come lei” concluse.
Da quel giorno il ragazzo non fu mai più interrogato ma un bel 7 compariva magicamente sulla sua pagella ad ogni quadrimestre in matematica e fisica. Il figlio del prof Salvadori, come scoprì quel giorno, si allenava da anni sulla sua stessa pista di atletica senza essere mai riuscito a fare granché.
Ogni scarafone è bello a mamma sua, pensò il ragazzo. Forse con quel 7 dato a lui, il prof aveva sublimato gli sforzi del figlio –in un transfer degno di Freud e un po’ patetico per la verità- che aveva l’unico vantaggio di dare un po’ di umanità a quell’uomo altrimenti così impenetrabile agli occhi del ragazzo dietro le sue pagine rosa e le sue dita ingiallite. Valli a capire i genitori.

1 commento:

  1. Si ringrazia per le bellissime illustrazioni Massimo Verrone. Un ragazzo solare che però ama le nuvole : )

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