lunedì 9 maggio 2011

Sogno n° 7


Sono in piedi in mezzo al parco. Guardo in alto e vedo la mia casa. Il muro cieco che si affaccia sul parco verso est è completamente sventrato dai bombardamenti. Vedo i solai in sezione e le pareti interne. E’ rimasto solo lo scheletro delle scale che collegano i cinque piani, ma al posto dei gradini ci sono i corpi distesi dei personaggi delle vecchie favole canore, pressati gli uni sopra gli altri come sardine, con le braccia strette lungo i due lati del corpo. Hanno vestiti sfarzosi e variopinti, armature, scarpe a punta, corpetti, gonne a balze e nastri nei capelli, proprio come nelle pagine dei libri delle favole che sfogliavo quando sul disco si sentiva il suono della campanella. Sono immobilizzati ma stanno bene e continuano a berciare tra loro, ma non riesco a sentirli da quaggiù. Dalla mia posizione riesco a vedere le loro facce che annuiscono o dissentono animatamente, assecondando con i movimenti della testa i loro discorsi. Ma io devo salire in casa e li devo calpestare per forza. Mi avvicino piano piano e poggio il piede destro sulla testa del primo uomo-scalino. E’ una guardia reale grande e grossa nella sua divisa michelangiolesca a strisce verticali gialle e blu come quelle del Vaticano, ma è così grasso che le strisce sembrano quasi orizzontali. Quando lo calpesto lui non fa una piega. Giusto una smorfia e ricomincia a parlare con deferenza alla dama con la gonna a balze e il nastro giallo tra i capelli che chissà cosa gli ha chiesto.
Se è andata bene con lui, penso, posso continuare. E così salgo a casa mia: c’è chi ride, chi mastica, chi dorme e chi parla tranquillamente, ma nessuno si lamenta che gli metto i piedi in testa.
C’è un grande cancello nero con le punte delle lance dorate come a Hide Park a Londra o ai giardini delle Tuileries a Parigi che mi chiude la vista del parco dal balcone di casa. Lo stanno tirando su in questo momento: vedo vigili urbani, ingegneri e muratori con i caschi bianchi e i corpetti arancione catarifrangente che ficcano i pali di ferro nella terra e avvitano bulloni, stringono viti e in men che non si dica erigono una barriera nera e invalicabile davanti alla mia finestra.

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