mercoledì 4 maggio 2011

Andrew (X parte)


Alla fine di agosto dovevano tornare a New York. Erano entrambi molto tristi. Trascorsero l’intero viaggio in macchina da Provincetown in silenzio. Il ragazzo non aprì bocca neppure per chiedere ad Andrew di fare tappa a Fairfield. Il permesso turistico di tre mesi era ormai scaduto e doveva tornare in Italia, ma non intendeva lasciare la sua terra promessa e il suo nuovo amore che intanto era diventato sempre più grande. Appena arrivati nell’appartamentino con i mattoncini rossi i due si buttarono sul letto e fecero sesso con la stessa voracità della prima volta, come se fosse l’ultima. Andrew tentò di consolarlo e di farlo addormentare sul suo petto, ma il ragazzo inondò di lacrime i pettorali e i capezzoli dell’americano che aveva appena finito di bagnare di saliva in un petting post-coito molto tenero ed eccitante, quanto inatteso. La mattina dopo Andrew telefonò a un amico di famiglia che non sentiva da secoli, proprietario di una delle più grosse agenzie di pubblicità della città, e gli fissò un appuntamento.
Jonathan, per gli amici Jon, era un tipico inglese di Liverpool: alto, biondo, con gli occhi azzurri e –il ragazzo non poté impedirsi di non notarlo- almeno un 46 di piede.
Il ragazzo gli parlò della sua tesi sui bambini e la pubblicità e gli mostrò sul suo Mac-Book alcuni annunci fatti da lui stesso sul tema.
Più che la qualità degli annunci a Jon piacque il modo in cui glieli presentò. Il ragazzo aveva buona padronanza della lingua, ostentava una certa sicurezza e soprattutto –fu questa la cosa che più di tutte lo convinse, come poi confessò ad Andrei al telefono- non aveva alcun timore reverenziale nei suoi confronti. Quella che il boss aveva scambiato per audacia era pura e semplice curiosità. In effetti il ragazzo aveva fissato Jon dritto negli occhi per tutto il colloquio, attratto dal blu intenso del suo sguardo: lo stesso blu che aveva Andrew quando metteva le lenti a contatto colorate. E per tutto il tempo aveva cercato di capire se anche Jon avesse su delle lentine o se quello fosse davvero il suo colore naturale. Fu così che il ragazzo ottenne uno stage presso l’agenzia che prevedeva sei mesi di prova non retribuiti e successivamente la possibilità di un contratto di collaborazione a tempo determinato. Ma soprattutto per lui significava il rinnovamento del permesso di soggiorno per un anno e il proseguimento della sua relazione.

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