giovedì 4 novembre 2010

Andrew (I parte)

Arrivò il giorno della tesi. Il ragazzo aveva indossato l’abito in fresco di lana blu di Romeo Gigli. La camicia a sottili righe rosse sotto la giacca con il colletto sbottonato gli dava un’aria elegante ma informale, adatta a sottolineare, sdrammatizzandola, la solennità dell’occasione. Aveva voluto che la madre, il fratello e la sua migliore amica partecipassero alla discussione della tesi. Silvia aveva compreso la solennità che l’amico voleva dare a quella prima conclusione positiva della sua vita. In effetti il ragazzo aveva scelto un taglio originale alla sua tesi che oltre a una parte teorica consisteva nella creazione di una vera e propria campagna pubblicitaria per il lancio di una linea di giubbotti e tute da sci per bambini. Aveva voluto combinare l’arte alla moda sportiva, rappresentandola con i colori dei quadri di pittori moderni e con citazioni di scrittori contemporanei, quelli che lui più amava. Voleva affermare l’attualità dell’arte e l’artisticità che doveva avere la moda, anche quella sportiva per i più piccoli. Così nella campagna stampa le tinte di Kandinskij coloravano la tuta del piccolo sciatore inclinato nell’approccio al kristiana Nello spot tv la voce del suo amico attore citava gli slogan di Magritte. Il marchio fantasioso di “KROMICK” si stagliava deciso, irradiando nel sole centrale della “O” ovalizzata come la terra all’equatore, gli schizzi stilizzati dei colori di Kandinskij sulla neve candida. Il ragazzo presentava puntuale e con tono deciso la sua strategia creativa e le sue idee. I frutti della sua ricerca intellettuale e della sua formazione classica echeggiavano nella grafica elegante del marchio e nell’accurata scelta dei colori per i giubbotti e le tute da sci. Lo stile della campagna risultava estremamente raffinato, fin troppo alto per un pubblico di consumatori così giovani e disinformati sull’arte moderna, e forse anche per quella platea di esaminatori goffi e appiattiti nel tipico atteggiamento distratto e svogliato dei vecchi accademici. Silvia che aveva seguito passo passo la preparazione della tesi e condiviso tutto l’entusiasmo e la passione che ci aveva messo, giudicò sprecato l’amore per la cultura, la ricerca di conoscenza e la spiritualità dell’amico, di fronte alle facce assenti della commissione. Ma tutto quello per il ragazzo rappresentava una rivalsa sui passi incerti della sua nuova vita a Roma e sulla sua precedente esperienza da atleta. Voleva mostrare a tutti la sua maturità di laureando. 
Alla fine aveva suscitato il plauso un po’ invidioso e meravigliato di tutta la commissione, meritandosi la lode. Finalmente soddisfatto si mostrava raggiante ai suoi cari. Il fratello sempre contenuto nel manifestare i suoi sentimenti, gli riconobbe con affetto di averlo superato sul traguardo degli studi –lui era tre anni fuori corso in Ingegneria Elettronica -. La mamma nel suo vestito con i risvolti bianchi alla marinara, piccola di fianco a lui così alto, se lo teneva  abbracciato. Silvia si godeva la sua soddisfazione e quella della sua famiglia.

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